Incontro con lo Spirito di Andrea Leonelli

L’altra notte, dalla mensola della libreria vidi il dorso di un libro pulsare di una strana luce. Mi avvicinai per osservarlo meglio e, a quel punto, capii: era il libro “Crepuscoli di Luce” del poeta Andrea Leonelli. 

Ancora un po’ frastornata, avvicinai la mano al libro per prenderlo, ma una voce maschile pronunciò a chiare lettere: “Vieni, ragazza! Segui il mio grido!” Pronunciai il mio solito incantesimo e mi ritrovai in mezzo alle rovine di un’antica villa in periferia. Era appena scesa la notte e il cielo era trapunto di stelle. Mentre stavo ammirando la meraviglia del paesaggio, mi apparve di fronte lo spirito che mi aveva cercata. “Buonasera.” Sussurrai appena, certa che lui mi sentisse. “Sono lieta di fare la tua conoscenza.”

Lieta di fare la mia conoscenza? Vedremo alla fine dell’incontro!” Rispose sarcastica la presenza. “Comunque sono qua. Poni le tue domande, avrai le mie risposte.” Un’ombra di amara disillusione coprì di grigio l’ultima affermazione. 

La gentilezza non si nega a nessuno” Risposi senza lasciarmi intimorire dalla sua reazione al mio saluto.

“Nemmeno alle anime solitarie come te, ma veniamo a noi: chi o cosa ti ha portato a essere un ombra che vaga nella città?” “La vita, gli eventi, le persone che ho incontrato fino ad un certo momento. Le maschere che ho messo e quelle che ho gettato. Ho un cimitero di personalità usate sepolte in una cassa che mi tiro dietro. Il mio fardello. A volte lo lascio in un angolo e vivo da persona normale, ma non so se è solo un’altra personalità di ricambio che sto usando o se sono davvero io. Io è una parola strana. Comprende milioni di attimi di vita; vita che scorre e che si interseca con segmenti di vite di altri. Poi avvengono Attimi in cui la vita, il destino, il Karma, o quel che è, ti sbatte in faccia l’avviso di chiamata della Morte. E in quel caso, ti svegli dal torpore e butti la vita precedente. E ricominci da capo. Ti rendi conto che tutto è estremamente effimero e devi muoverti nell’unico ORA che esiste. Il passato è andato, il futuro… è un’incognita, estremamente variabile nelle sue potenziali presentazioni E anche se VIVI, ti resta comunque un carico pendente che ti lega a quel che eri. È la tua direzione di partenza… il punto d’origine da cui muovere passi che ti porteranno altrove. È il filo a cui resta attaccato l’aquilone in volo se non si perde”.

Un sonoro sospiro uscì dalle mie labbra e lasciai che il fiume in piena carico di emozioni scorresse tra i miei sensi senza lasciarmi travolgere dalla rabbia mista a dolore che sentivo arrivarmi addosso: “Da quanto ho capito, hai sfiorato la morte più di una volta: una in senso letterale e altre metaforiche. Quante vite e quante rinascite in una sola esistenza” Affermai con tono pensieroso. “Parlami delle tue maschere: quante ne hai indossate per nascondere la tua identità agli altri? Se le sfogliassi una a una cosa troverei in fondo?” A giudicare dal suo comportamento capii che il mio atteggiamento doveva averlo infastidito…

Si agitava sbuffando filamenti di fumosa pena, mista a furore, di color verde marcio… diventando più evanescente, lo spirito sibilò: “Troppe, decisamente troppe, ma più che per nascondere la mia identità, per compiacere le aspettative altrui… Stupido. Stupido adattarsi agli altri. Stupido cercare di compiacere annullando se stessi. Perché? Cosa trovi in fondo? Chissà? Forse un abisso infinito. forse niente. forse tutto, forse un guscio vuoto, forse un bambino spaventato. forse polvereFrastornata da tanto furore e da tutta la pena che mi arrivava dallo spirito, decisi di sedermi prima di perdere l’equilibrio e perdere me stessa nella sua essenza scostante e magnetica nel contempo. Lunghi e lenti respiri precedettero la mia domanda successiva mentre trattenevo a stento una lacrima: “Se trovassi il bambino spaventato, cosa vorresti che gli venga detto per rassicurarlo?” Ebbi un brivido, ma provai a trattenermi. Dopo l’attacco che mi aveva riservato, avvertii che la mia domanda doveva averlo sconcertato.. Si ricompose e si abbassò a guardarmi negli occhi. “Cosa dire al bambino? Digli prova, puoi riuscire, digli non aver paura di sbagliare, abbi paura di non aver provato. È il contrario di quel che è stato detto al mio io bambino reale e che mi ha reso tanto insicuro e impaurito dalla vita. Quello che ha reso il me attuale rabbioso e sulla difensiva fino a quando ho buttato via la mia vita passata.” Lasciai che la lacrima trattenuta a stento scivolasse sulla mia gota.

Di fronte a me vidi un bimbo: avrà avuto sei o sette anni al massimo. La visione era talmente reale da farmi desiderare di sorridergli come farebbe una mamma, ma poi svanì. Di fronte a me c’era di nuovo lo spirito che mi aveva cercata per parlare. “Mi assomigli, per certi versi!” Gli dissi con un profondo sospiro. “Anche se ho avuto una famiglia che ha sempre creduto in me, scoprire a quindici anni di essere una strega, mi ha sconvolto l’esistenza, ho passato un’intera estate da mia nonna in Irlanda a cercare me stessa e lì, in mezzo alle tradizioni, ho trovato Serena.”

Non riuscivo a trattenere le lacrime, non tanto per ciò che mi aveva detto, ma per me, per il mio passato e le mie battaglie.

“Eppure sei qui a lottare nonostante tutto.” Affermai con una punta di decisione. “Perché?! Per cosa vale la pena combattere e vivere nonostante il dolore e la rabbia?”Si rialzò e iniziò a vorticarmi attorno. Pulsava per la frenesia di lasciar uscire la risposta che aveva in gola. “Per quello in cui credi, per la vita stessa, per le persone che valgono. Valgono per quel che sono, non per quel che ti danno. Valgono perché hanno valori, affetti. Persone che credono in loro. Vale la pena di svegliarsi per vedere un nuovo giorno per quello che potresti fare per migliorare te stesso e ciò che ti circonda. Vale la pena di vivere per ogni lacrima che hai già versato, per non renderla versata invano, Vale la pena vivere per sentirti il sangue circolare dentro e sapere che scorre per farti essere migliore. Non è giusto esistere e basta. Bisogna fare, lasciare un segno, cambiare qualcosa. La rabbia è tanta per il tempo sprecato ad esistere come ombra. Per le possibilità sprecate nel dubbio di non riuscire, nell’esitazione data dalla paura e dal non aver provato. Di non esser stati presenti nel momento. E il potenziale sprecato si trasforma in rabbia, ma anche dolore rimorso, senso di colpa. Questi sono i fardelli che legano gli spiriti al piano materiale. quando poi ti trovi sospeso a metà fra l’esistenza e l’oblio ti rendi ben conto di tutto ciò. Il fardello diventa peso. E ti ancora. e allora o cambi vita o ti perdi in questo Niente esistenziale in cui molti, ai giorni nostri vagano, scivolando sulla superficie della vita.” Un accenno di sorriso affiorò fra le mie lacrime.

Dietro ogni parola dello spirito avvertii il cuore pulsante di vita di un uomo. Oltre gli stracci di cui era avvolto un bagliore cremisi pulsava di vita. Non riuscivo a scorgergli il volto celato dal lungo cappuccio, ma la luce della luna illuminò il suo sguardo. Restai ancora in silenzio e annuii. “Per la vita stessa” Ripetei quasi a volermelo imprimere nel cuore.

“La vita è una vera e propria sfida! Lo so bene e, mio caro amico, se posso osare a pronunciare questa parola, lo sai molto bene anche tu. Sei tutt’altro che un’ombra persa!” Esclamai trasportata dal momento e dalla consapevolezza che, attraverso le sue parole, circolava più forte che mai nel mio cuore. “Sì! È per questo che vale la pena vivere. Ogni giorno e ogni istante!” Feci un passo deciso verso di lui senza nemmeno sapere cosa mi spingesse ad avvicinarmi. Curiosità, empatia, o entrambe le cose. Le ultime stelle lasciarono il posto ai primi bagliori del crepuscolo mattutino.

Lo spirito abbassò il cappuccio... indicò verso le prime luci. “Guarda” mi disse. “Un nuovo giorno.” Poi iniziò a perdere consistenza, un viaggio finiva, uno nuovo stava iniziando. “Va’, ragazza. Hai nuove sfide, nuove prove da affrontare. Ne abbiamo tutti. Ogni sole che sorge porta nuovi inizi. Dischiude un potenziale. Ognuno noi ha la propria strada da percorrere, un passo dopo l’altro. Vai, andiamo. Oltre il prossimo passo il futuro ci attende.” Pronunciate tali parole, finì di trasformarsi in vapore sparendo nell’ignota luce del giorno nascente. Un vago senso di smarrimento mi colse per qualche istante. Ciò che è certo è che la conversazione con lo spirito di un poeta come Andrea Leonelli mi aveva lasciato dei profondi segni. Era come se, raccontando se stesso, mi avesse aiutata a ritrovare me.

Dopo aver dato un ultimo sguardo a quelle rovine, che trasmettevano un senso di mistero, schioccai le dita e tornai nella mia stanza pronta a vivere e a condividere con voi questa esperienza unica.

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About the author: Serena De Francisci