Intervista a Federico di “Voglio un cuore vero” di Morris Maggini

 

Eccomi di nuovo, amici! Ho letto il libro “Voglio un cuore vero” di Morris Maggini e mi è piaciuto talmente tanto da decidere di voler intervistare Federico, il protagonista.

Come è mia consuetudine, ho cercato un momento della storia in cui poter entrare senza creare eccessivo scompiglio. Dopo averci pensato un po’ su, ho scelto: l’attimo in cui lui si prende una pausa di relax prima di partire dalla casa di Maurizia mi sembrava perfetto. 

Per evitare che il rumore dei miei passi lo turbasse, prima di entrare nel libro ho tolto i sandali color argento che avevo scelto per accompagnare il mio abito di seta verde e ho deciso di affrontare questa intervista scalza. Il contatto con Madre Natura, che amo particolarmente, mi avrebbe guidata. 

Ho aperto il volume, ho pronunciato il solito incantesimo (che, come sempre, ometto per questioni di sicurezza) e sono entrata  …dato che è abbastanza teso, ho deciso di farlo rilassare con un massaggio. Camminando lentamente e in silenzio, mi sono avvicinata alle sue spalle e ho appoggiato delicatamente le mie dita alle sue tempie. 

Come era prevedibile, Federico ha un sussulto ed esclama: «Oh! Chi è?» Si gira di scatto e mi vede. Lì per lì si sorprende, ma intuisce che non sta accadendo niente di brutto, quindi si rilassa: «Ma che bella signorina!… Prego, continui pure…» Afferma. La sua voce è esattamente come me l’ero immaginata mentre leggevo il libro, calda e profonda, mentre il suo accento bolognese è veramente simpatico. 

Accenno un sorriso. La mia tattica ha funzionato. Ne sono veramente contenta. Senza smettere di sfiorare gentilmente le sue tempie, inizio a parlare: «Ah le piace il mio massaggio, allora! Credo che in questo momento le ci voglia qualcosa che l’aiuti a rilassarsi, Federico. Uh, che sbadata, non mi sono presentata. Mi chiamo Serena De Francisci e sono una reporter che lavora per la rivista online “Il portale magico”.»

Federico sorride compiaciuto.  Mi accorgo che si sta rilassando sempre più sotto i “colpi” del mio massaggio: «Beh, mi sembra normale che la reporter de “Il portale Magico” appaia così all’improvviso… Piacere di conoscerla, ma le dico che è arrivata in un momento molto particolare, e soprattutto molto scuro, della mia vita.» mentre continua a godere del relax che gli sto procurando, da buon padrone di casa, mi suggerisce di accomodarmi: «Si sieda pure, vuole un caffè?»

La sua cordialità mi fa sentire immediatamente a mio agio: «Sì, grazie!» affermo senza esitazione.  Non faccio in tempo a finire la frase. Il mio interlocutore, da perfetto ospite, si scusa con un gesto della mano e si assenta un attimo. Subito dopo riappare in giardino con una tazzina con dell’ottimo caffè fumante in mano. L’aroma intenso invade piacevolmente le mie narici facendomi esclamare spontaneamente: «Uhm….che profumo delizioso! Hai ragione, mi ci voleva proprio….posso darti del tu, vero?» Federico riprende a sorseggiare la tazza di caffè che stava bevendo prima del mio arrivo: «Ma certamente!» asserisce. Spontaneamente mi viene da sorridere e inclino il capo verso destra: «Grazie!» rispondo immediatamente «Sì, lo so che è un momento abbastanza scuro… ho visto il biglietto che hai attaccato sulla porta, quello con l’unica parola che inizia con la V. Mi sa che è stato molto liberatorio.» continuo lasciando che il mio sguardo comunichi a lui la mia piena approvazione per quel gesto. Lui accenna un sorriso, mentre mi guarda: «Ti è piaciuto, eh?» mi chiede con  tono ironico, mentre accavalla le gambe, compiaciuto «Decisamente liberatorio, devo dirti. Quello che ho visto ieri sera è stata la goccia che ha fatto traboccare il classico vaso.» 

Ammetto che non stento a credere a ciò che mi sta dicendo. Più che le sue parole, l’espressione del suo volto è molto eloquente. Resto un po’ in silenzio, poi prendo un bel respiro e inizio a entrare nel vivo della conversazione: «Lo immagino! Lei te ne ha fatte passare davvero tante. Ma torniamo indietro nel tempo, andiamo al momento in cui hai incontrato la prima donna di questa storia: Lisa… l’hai conosciuta tramite la chat di Ruzzle e ti ha colpito il suo nickname, se non sbaglio.» Alla mia domanda Federico si incupisce un po’. Osservando la sua espressione, intuisco che stia ripensando a quei momenti. Dopo qualche secondo di silenzio, con lo sguardo sospeso nel vuoto, risponde quasi a fatica: «Non sbagli. Giocavamo assieme da tempo e quel “SolamenteIoeTe” mi stuzzicava la curiosità…» 

Le emozioni forti che prova mentre parla, mi travolgono tanto da non riuscire a trattenere un sonoro sospiro. «Immaginavo!» esclamo istintivamente «I “nick” raccontano sempre molte cose delle persone, se si sa andare oltre …il tuo, invece, era legato al lavoro che svolgi ed è la traduzione della parola “cacciavite” in inglese, ma dimmi, oltre al nickname, cosa ti ha colpito di lei?» Federico guarda dritto davanti a sé e ho l’impressione che sia andato a cercare ancora qualche ricordo nella freschezza del giardino terso di rugiada: «La spontaneità nel parlare, l’apparente sincerità e quel feeling che si è instaurato tra noi nonostante comunicassimo solo tramite una chat…» alla fine della risposta, quasi come fosse una liberazione, beve ancora un sorso di caffè. Probabilmente gli serve per mandare giù quel boccone amaro che forse ha ancora dentro.

Un altro sospiro esce incontrollato dalle mie labbra. Il tono della sua voce, il suo sguardo e i gesti sono eloquenti molto più delle parole che pronuncia. Federico è un concentrato di emozioni che travolge i sensi. Leggere la sua storia nel libro di Morris Maggini mi ha fatto sentire come se fossi parte della trama anche io, ma incontrarlo di persona è decisamente un’esperienza forte. 

Dopo un attimo di silenzio, riprendo l’intervista: «E, mentre chattavate, nel corso dei mesi, te ne sei innamorato….cosa hai provato quando avete deciso che fosse il momento giusto di incontrarvi?» Nel momento stesso in cui l’ultima parola mi esce dalla bocca, comprendo di aver scatenato in lui una serie di ricordi davvero intensi.

Si alza e fa due passi verso la siepe di Solanum. Si ferma qualche secondo, poi torna verso di me: «Ah lo decise lei. Fosse stato per me, sarei andato a Catania in qualsiasi weekend. Ma lei fu categorica, non volle vedermi solo per un sabato e una domenica. Finalmente mi disse che si poteva stare una settimana assieme, e mi presi le ferie. Guarda, non vedevo l’ora…»

La risposta di Federico mi fa capire che quei momenti sono ancora abbastanza vivi nella sua memoria: «Lo immagino…» commento «chissà quanto eri emozionato all’idea di vederla, di incontrarla di poterla abbracciare. Com’è stato il vostro primo incontro? Cosa hai provato quando l’hai vista?» all’udire quella domanda il suo sguardo mi sorprende. Ho la netta l’impressione che mi stia osservando come se fossi una bambina che gli apre le braccia: «Il sole che illumina il mondo, ecco cos’ho provato. Nonostante fossero le sedici, quel pomeriggio avevo l’alba di fronte a me, quando sono uscito dal Gate del Fontanarossa.»

Appena finisce di parlare, Federico osserva l’interno della tazza. Sicuramente ha bisogno di altro caffè. L’espressione del suo viso mi aiuta a comprendere che – fortunatamente – ce n’è ancora un bel po’. Istintivamente mi viene da sorridere e non riesco a trattenere ciò che penso in quell’istante: «Che immagine romantica… anche ora, mentre ne parli, sebbene poi te ne abbia fatte passare di tutti i colori, ti brillano gli occhi al ricordo.» Immediatamente il suo sguardo si “tuffa” dentro al mio. Dal modo in cui ci scruta dentro mi sembra che stia cerando di vedere se davvero i suoi stiano brillando. Ovviamente, non riesce a vedere null’altro che il verde dei miei occhi. «Serena…» riprende «È stato uno di quei momenti come te ne capitano pochi, nella vita…» 

La sua risposta mi fa sorridere: «L’avevo intuito, sai? E penso che la settimana che avete passato assieme non sia stata da meno…ho come l’impressione che fossi un po’ su una nuvoletta rosa.» Prima di riprendere a parlare, si siede di nuovo e torna a guardare avanti nel vuoto. Sul suo volto appare un altro sorriso, tanto involontario quanto sincero: «Ma sì, camminavo a un metro da terra come quelli della pubblicità delle poste di un po’ di tempo fa. Tutto era bello e idilliaco, ero dentro una favola sapendo di esserci: una condizione eccellente.»

Gli si legge chiaro in faccia che quei ricordi, per quanto amari e dolorosi, lo facciano ancora emozionare: «Eri felice, accanto a lei… e credevi davvero in quella relazione, scommetto….» «Assolutamente sì!» Federico alza leggermente il tono di voce, d’altronde s’intuisce che l’enfasi è ancora presente in lui «Credevo di aver trovato sul serio la famosa “Anima gemella”, dammi retta!» 

Il trasporto con il quale pronuncia tali parole è decisamente contagioso e non riesco a nasconderlo: «Allora credi anche tu che esista una persona simile! Quella che, in mezzo a mille, ti fa dire È LEI ..Però, diciamo che la realtà ti ha riservato un brusco risveglio dal sogno… che avresti voluto fare quando lei ti ha fatto recapitare le olivette e la lettera?» Prima di rispondere, sbuffa. Ma mi fa capire che non dipenda dalla noiosità della compagnia o delle domande. Ciò che è accaduto, molto probabilmente, continua ancora a ferirlo: «Ti rispondo d’istinto: nulla. Ero tramortito, sventrato, tagliato in mille pezzi. Non mi aspettavo davvero quel che è successo. La mattina dopo, al risveglio, avrei voluto strozzarla…» La sua risposta mi lascia letteralmente senza fiato e, dopo alcuni attimi di silenzio, sospiro: «Lo credo bene …» affermo quasi seguendo l’onda dei miei pensieri «anche io avrei avuto lo stesso desiderio se mi fosse capitata una cosa simile…hai deciso, comunque, di inviarle una mail… l’hai scritta di getto, suppongo….» alle mie parole Federico s’intristisce per qualche attimo. Dalla fisiognomica si evince che il dolore che aveva provato all’epoca sia ancora vivido in lui appena affiorano i ricordi: «Ma sì, di getto, anche se in fondo l’ho anche un po’ edulcorata.  Avrei voluto dirle cose molto più pesanti…» 

Nonostante il momento sia delicato, mi viene da sorridere. Istintivamente penso al suo modo di fare e l’ironia che fa di lui un uomo brillante: «Forse, anche con lei, avresti usato la stessa parola da dieci lettere che hai scritto ora a Maurizia?» ammicco «O avresti tirato fuori la fantasia e il sarcasmo che non ti mancano in certe occasioni.» Federico annuisce d’istinto. Deve aver capito che lo conosco davvero bene: «Non lo so, credimi. Adesso, a mente fresca (ma con l’accaduto anche lui fresco nella mia mente), probabilmente fantasia e sarcasmo si divertirebbero a trovare frasi da dirle. Poi, da bolognese, l’estro non mi manca.»

La schiettezza della sua risposta suscita una certa ilarità e non riesco a trattenere una risata: «Lo credo bene!» affermo mentre cerco di darmi un contegno e torno seria. Lo fisso negli occhi e riprendo l’intervista: «Ti faccio una domanda particolare: una canzone che le vorresti dedicare?»

Lui, gran conoscitore di musica, non fa neanche finta di pensarci su: «Troppo facile. Masini ha scritto due canzoni niente male, per definire la mia parte di vita con Lisa (pardon, con Valentina): “Bella Stronza” e “Vaffanculo”. Facciamo che la prima sia più indicata.» Sebbene mi immaginassi che mi avrebbe detto una cosa del genere, non riesco a trattenere un’altra risata. «Me l’aspettavo che avresti scelto una delle due canzoni di Masini.» affermo accennando un sorriso. Federico mi fa l’occhiolino: «Beh, te l’ho detto che sarebbe stato facile…» 

Il mio interlocutore mi fa sentire a mio agio e mi sta proprio simpatico. Con l’intento di far conoscere ai lettori il suo vero Volto, proseguo con l’intervista: «Andiamo avanti nel tempo, poco dopo aver “rotto” con Lisa, o Valentina come preferisci, ti sei imbattuto in Maurizia…diciamo che il vostro incontro è stato abbastanza bizzarro…cosa ti ha colpito di lei?» Federico guarda il giardino e si incupisce, ma solo per qualche secondo. Poi sorseggia ancora il caffè: «Il suo modo di fare socievole.» risponde «la sua vivacità, il feeling mentale che subito si è instaurato tra noi nonostante quello che avevo appena passato.» Mi guarda con un sorrisetto malizioso «Scommetto che ne vuoi sapere di più…»

La sua affermazione mi lascia intuire che si stia realmente aprendo. Devo ammettere che mi fa piacere e, istintivamente, sorrido e annuisco: «Sì, sono qui per conoscere meglio te …» Lui si mette comodo sulla poltroncina, allunga le gambe e le incrocia, mentre tira un sospiro: «E va bene, mi sei simpatica. Sentiamo…» Il suo atteggiamento contribuisce a dare alla nostra intervista il tenore di una chiacchierata e decido di mettermi nella mia posizione preferita: accovaccio le gambe di lato e mi sistemo sullo schienale. Subito dopo, quasi seguendo il flusso dei miei pensieri, gli faccio la domanda successiva: «Sei un uomo che ha amato e sofferto… e certamente queste due storie ti hanno cambiato..cosa ti hanno lasciato, al di là delle cicatrici, queste relazioni?» 

Quello che ho appena detto deve averlo lasciato perplesso, infatti si gira a guardarmi stupito : «Due relazioni? Perché, consideri relazione quella con Valentina? No, dai, almeno questo no. Una relazione è una cosa seria, quella è stata una presa in giro…»

Effettivamente non ha affatto torto… istintivamente abbasso lo sguardo accennando un sorriso. Poi torno a guardare Federico negli occhi, mentre mi sistemo una ciocca di capelli dietro all’orecchio e affermo: «Hai ragione … Lei ti ha lasciato ancora dell’amaro in bocca, immagino.» La mia affermazione deve averlo turbato perché  torna a guardare avanti, nel vuoto. Giochicchia con la tazza, poi risponde con profonda serietà: «Altro che amaro, Serena. Mi sono sentito veramente distrutto.» La sua risposta e, soprattutto il tono di voce con il quale gli escono le parole di bocca mi spingono ad agire d’istinto. Mi alzo di nuovo e torno alle sue spalle con l’intenzione di fargli stendere i nervi. Mentre le mie dita sfiorano i suoi muscoli tesi, riprendo a parlare: «Lo credo bene.» affermo «Un’esperienza del genere ti mette a terra e ti fa sentire accartocciato, immagino.»

I miei massaggi hanno decisamente un effetto benefico. Me ne accorgo dal fatto che lui torna a rilassarsi e disincrocia le gambe. «Molto accartocciato.» mi risponde «Lo senti anche tu, no? Questi sono il risultato di Valentina più Maurizia. Adesso basta, per un po’ niente… sogni.»

Lascio che la nostra intervista prenda sempre più la piega della conversazione amichevole e mi concedo qualche attimo in più per sciogliere un po’ della sua tensione. Dopo una pausa di silenzio, riprendiamo: «Ora stai per cambiare città e, molto probabilmente, per iniziare un nuovo capitolo della tua vita. Cosa desideri per te, in questo momento?» Dalla sua reazione intuisco di aver detto qualcosa che lo coglie di sorpresa perché aggrotta le sopracciglia e mi guarda, sorridendomi «Ah, sei anche una veggente? Come fai a sapere che sto per cambiare città? Deve accadere qualcosa di incredibile, visto che sto benissimo lì dove sono e a fare il lavoro che sto facendo.»

L’atmosfera rilassata ha avuto effetto anche su di me, ma mi riprendo immediatamente e cerco di rimediare alla mia gaffe: «Sono una strega, Fede. Posso chiamarti così? Una che fa apparire una tazzina col caffè e si palesa all’improvviso nel tuo giardino sa molte cose …» dico quasi d’istinto e ammiccando al mio interlocutore. Lui mi guarda in maniera torva, ma simpatica: «Veramente, cara la mia apparizione, la tazza di caffè l’avevo già in mano quando sei arrivata e… Sì, puoi chiamarmi Fede…» 

La freschezza della nostra conversazione mi aveva fatto dimenticare di aver solo pensato di farmela apparire fra le mani, mentre in realtà me l’era andata a prendere lui. Con le dita appoggiate sulle sue spalle, riprendo l’intervista: «Facciamo un gioco. Puoi esprimere tre desideri: quali sono?» Segue un lungo attimo di silenzio. Evidentemente deve rifletterci… lascio trascorrere un po’ di tempo poi, istintivamente, giro attorno alla sua poltroncina, lo fisso negli occhi, prendo la sua mano libera fra le mie e poi aggiungo: «Possiamo anche sorvolare su questa domanda, se vuoi…»  A questo punto Federico si rilassa, sospira e poi risponde deciso: «No, non sorvolo. Cosa desidero per me? Una vita tranquilla. Dopo quello che mi è capitato vorrei pensare solo al lavoro e basta. Con questi infortuni sentimentali, ne ho piene le tasche delle donne…» 

Ascoltando le sue ultime parole, non riesco a trattenere un accenno di risata: «Presenti escluse, credo.» affermo ammiccando «Scherzi a parte, ho capito che intendi. Penso che una vita tranquilla e un po’ di serenità sia quello che ti ci vuole e che desidero tu riesca a riacquistare, Fede. Mi permetto di augurarti di ritrovare te stesso dopo questa tempesta.» Quello che gli ho appena detto deve avergli fatto piacere. Dopo aver sorseggiato l’ultima parte del caffè, mi sorride e afferma: «Grazie, mia cara.» Spontaneamente lo fisso nuovamente negli occhi e ricambio il sorriso: «Sei un uomo che sa quello che vuole e sono davvero lieta di aver scambiato queste quattro chiacchiere con te.»

La mia affermazione esce dalle mie labbra in maniera spontanea. Federico mi guarda e afferma: «Mi spiace solo tu sia venuta in questo frangente della mia vita. In altri momenti so essere un pochetto più gioviale. Ma dimmi un po’» mi scruta ironicamente «visto che conosci il futuro, cosa mi capiterà?» D’istinto accenno una risata e gli dico: «Sei curioso, eh? Il futuro ti riserverà delle sorprese, che non posso rivelarti, ma che dovrai scoprire un giorno alla volta. Tutto quello che so per certo è che fuori da questa casa ti aspetta una nuova vita… La nostra intervista finisce qui, Federico.» asserisco «ti ringrazio per l’ospitalità e per la gentilezza che mi hai mostrato.» Lui mi sorride e mi fa un cenno di saluto: «Ciao, Serena. Buona… vita anche a te.» mi dice semplicemente. Dopo aver agitato la mano per salutarlo, con uno schiocco di dita, scompaio dalla sua vista. 

Dopo essere sparita, torno a cercarlo tra le pagine del libro… voglio godermi un’altra volta la scena successiva…nella storia di Federico c’è ancora qualche sorpresa ad attenderlo, ma non vi posso rivelare troppo…  

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About the author: Serena De Francisci