Intervista a Pino, protagonista di”Messaggio d’amore” di Louis McKinney

L’altro giorno ho letto il libro “Messaggio d’amore” dell’autore Louis McKinney. Lì ho avuto modo di conoscere Pino, un simpatico falegname sardo con la passione per i gialli al quale capiterà l’occasione di imbattersi in un mistero legato a un messaggio rinvenuto in una bottiglia sulla spiaggia. La sua storia mi ha appassionata e incuriosita a tal punto da decidere di volerlo incontrare personalmente. Ho aperto il libro nel punto esatto nel quale sarei voluta entrare (momento che non vi svelerò, per questioni di privacy), ho recitato la mia consuete formula e sono andata davanti alla sua casetta a Gonnesa nella bellissima Sardegna.

Appena arrivata mi sono stupita del fatto di trovare l’abitazione esattamente come me l’ero immaginata mentre leggevo. Dato che sapevo fosse sulla via del ritorno, l’ho atteso con impazienza e con il cuore carico d’emozione. Mille domande affollavano la mia mente negli attimi prima del nostro incontro. All’improvviso lo vedo arrivare da lontano. 

Giunto davanti al cancelletto della sua abitazione, mi nota. Osservando la sua espressione, riesco a intuire che sia sorpreso. Non gli capita molto spesso di incontrare qualcuno che lo vada a cercare a casa ormai da diverso tempo. Timidamente mi si avvicina e mi chiede chi stessi cercando. Subito gli sorrido cordiale, allungo una mano per salutarlo «Stavo aspettando proprio lei, signor Pino» affermo con decisione «mi chiamo Serena De Francisci e sono una reporter. Vorrei farle qualche domanda, se non le dispiace.» «Prego, s’accomodi pure» mi risponde mentre con le mani cerca qualcosa nelle tasche dei suoi pantaloni. Dopo poco, fortunatamente, riesce a trovare ciò che voleva: le chiavi di casa. Mentre apre la porta, mi fa cenno di entrare. Balbettando si scusa per il disordine. Afferma di non essere abituato a ricevere gente al di fuori di coloro che incontra per lavoro.

Dopo aver dato una spolverata a quella che intuisco essere la sua poltroncina preferita, mi invita a sedermi. «Gradisce un caffè?» la sua domanda mi spiazza. Viste le sue abitudini, mi aspettavo che mi chiedesse altro. Voglio seguire l’onda degli eventi e rispondo: «Un caffè lo prendo volentieri, grazie» dico questo mentre mi siedo sulla poltroncina. «So che lei, comunque, predilige il tè. Ama prenderlo con due zollette di zucchero, se non sbaglio» concludo ammiccando. «Questa, poi» pensa a voce alta. Subito dopo scoppia a ridere «e con quale delle pettegole del paese ha parlato di me? Ah» pronuncia mentre gesticola come a voler scacciare via qualcosa di fronte a sé «donne, donne» bofonchia. Poi si dirige in cucina cominciando a cercare il caffè dietro qualche sportello «eppure deve essere qua da qualche parte» continua mentre mette le mani sui fianchi. «Nel frattempo che cerco l’acqua nel mare» borbotta, quasi sicuramente, perché non riesce a vedere il caffè che sta davanti ai suoi occhi «mi dica» continua «cosa voleva sapere?»

Nel frattempo ha trovato tutto l’occorrente e mette la caffettiera sul fuoco. Osservo Pino armeggiare in cucina e decido di andare dritta al punto. «Se si sta chiedendo come sappia certe cose, diciamo che ho fatto delle ricerche prima di incontrarla. Lei è un tipo che mi incuriosisce molto. Ho saputo che ha trovato una bottiglia con un biglietto l’altro giorno e che ora è sulle tracce della proprietaria per risolvere il  … caso … Cosa l’ha spinta ad agire in questa maniera?»

Con il vassoio in mano, si guarda attorno per cercare un appoggio. Si gira su sé stesso e dice: «Arrivo da lei, signorina, se solo trovassi quel tavolino da fumo che mi regalò Filippo» sbirciando nello studio, finalmente lo scorge. Ci posa il vassoio, lo solleva e lo porta davanti«Prego, si serva pure. Non le dispiace se mi accendo la pipa?» afferma mentre si siede di fronte a me sulla sedia a dondolo. «Non mi disturba affatto!» rispondo sorridendo e servendomi il caffè. 

Mi diverte osservarlo nel suo ambiente. È una delle cose che preferisco quando entro nei libri. 

«Ebbene» pronuncia tra una boccata e l’altra per accendere la pipa «la lettera che era contenuta mi ha colpito» dà una sventolata per spegnere il fiammifero. Lo posa dentro un posacenere e, dondolandosi, prosegue: «Come si può rimanere impassibili di fronte a un messaggio del genere?» emette qualche colpetto di tosse accennato.

Si alza e va alla finestra…osserva fuori e, con la pipa in mano girato di spalle, dice: «La mia passione mi ha spinto a indagare.» Sorrido apertamente ascoltando la sua prima risposta. «Effettivamente una richiesta del genere andava accolta e ascoltata…» convengo «Lei è proprio come me l’aspettavo: un uomo di buon cuore …» faccio una pausa di qualche secondo «quanto alla sua passione, si riferisce a quella per i gialli di Simenon, vero?» «Come lo ha capito?» asserisce mentre si dirige nella libreria di fronte alla finestra e prende il quadretto di Maigret «siamo due gocce d’acqua» e sorride. 

«Intuito femminile!» affermo accennando una risata. «Diciamo che ho un discreto spirito d’osservazione. Ma torniamo a lei. Sono a buon punto le sue indagini, sbaglio?» Si gira e mi osserva. Si dirige verso la sedia a dondolo, la sistema e ci si accomoda: «Sono una persona un poco riservata, in certe situazioni» si fa serio e inarca le sopracciglia «preferirei non rispondere a questa domanda» conclude. Mi rendo conto di aver calcato troppo la mano.

«Le chiedo scusa se sono stata poco opportuna. Noi reporter siamo così, mi perdoni» affermo sistemandomi meglio sulla poltroncina. «Posso chiederle, almeno, cosa prova ogni volta che scopre qualcosa di nuovo? Se anche questa domanda la disturba ne farò una meno invadente, promesso.»

«Questa va bene» risponde mentre si china e svuota la pipa dal residuo di tabacco incenerito nel posacenere e continua a parlare «riuscire a fare star bene le persone mi dà una carica emotiva enorme» dà una bella buffata dentro il bocchino per vedere se il canale è vuoto «adoro fare del bene, aiutare» continua «voglio avere un posto in prima fila un domani quando avrò abbandonato questa terra» mi guarda e fa un sorriso. Mi rilasso e sorrido a mia volta fissandolo negli occhi. «Lei è davvero un uomo molto buono al quale piace fare del bene al prossimo. Se posso permettermi, assomiglia alla sua terra, la Sardegna: generosa e accogliente. Ha un carattere deciso, ma immagino sia una persona che dà tutto per coloro a cui è affezionato. Le auguro di cuore di riuscire a portare a termine questa missione!» Concludo.

«E lei è una donna molto bella, peccato non avere vent’anni di meno» mi dice con un pizzico d’ironia e si alza per congedarmi «la ringrazio per gli auguri e col tempo, se vorrà sapere come è andata, lei sarà la prima a essere informata» poi si dirige verso la porta e, aprendola, aspetta che esca per prima come un galantuomo.

La sua ultima risposta mi spiazza e scoppio a ridere. «La ringrazio per il complimento e per l’ospitalità» affermo con tono cordiale «è stato un vero piacere scambiare queste quattro chiacchiere con lei e conoscerla meglio» dico allungando nuovamente la mano per salutarlo. Esco dalla casa sorridendo.

Mentre mi allontano, schiocco le dita e scompaio dalla sua vista all’improvviso. Voglio uscire di scena in maniera teatrale. Resa invisibile grazie al mio potere, mi volto resto ancora un po’ a godermi lo spettacolo.

«Ecco!» lo sento esclamare «scommettiamo che c’è di nuovo lo zampino di Pietro, eh?» mentre parla guarda verso il cielo «non hai di meglio da fare tu, contento te» afferma, infine chiudendo la porta. Incuriosita mi avvicino di nuovo e sbircio dalla finestra (tanto so che non mi vede). Si avvia verso la sedia prende nuovamente la pipa, il tabacco e si siede rivolto verso la libreria. Tira alcune boccate per accendere il tabacco e si culla nel dondolio della seggiola con lo sguardo in direzione del quadro di Maigret. Avrà molto da pensare. Lo lascio alle sue riflessioni e, stavolta, sparisco sul serio. 

 

Se volete conoscerlo in maniera più approfondita, potete incontrarlo tra le pagine del libro “Messaggio d’amore” 

 

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